Pubblicato da: G.F. | 16 gennaio 2008

Esercitazione di costruzione visiva


Il compito per la lezione alla Subalpina era questo: passeggiare per un mercato senza macchina fotografica ed annotare su un taccuino ciò che ci colpiva.

Questo è ciò che ho visto:

Un banchetto, drappo verde, ancora vuoto: verde, prato, campagna.

Grappoli di biancheria, bianchi, rossi, dorati, sembrano frutti.

C’è una donna, piccina, che tira un carretto con sopra un box enorme, più alto di lei: fatica.

Due mezzi manichini, solo le gambe, sembrano stretti uno all’altro per il freddo.

Maniche di giacche colori diversi, materiali, trame.

Ombrellone a righe bianche/blu, sotto, file di abiti formano righe colorate.

Mercato del pesce: odore, voci che chiamano, luci lampeggiano, pesci bianchi/rosa, forza, competizione.

File di pane: trame, motivi ripetuti ritmati dagli scaffali.

Di nuovo, un cesto di reggiseni, sembrano pompelmi colorati, rotolanti.

Corridoio tra i banchi, buio, intestino digerente.

Enorme cesto di pomodori secchi, solo sul banco, ne è il re.

Trama #1 nera/arancio: i mandarini nelle casse impilate, gabbia nera con il sole dentro.

Il banco con i peperoni è meraviglioso: rossi, gialli, il sole che disegna sugli zucchini.

Trama #2: ancora arance nelle casse di legno. Regolarità con variazioni melodiche.

Sguardi, compra/vende, mi posso fidare?

Gianduja occhieggia e sorride, lo sguardo un po’ ebete.

I peperoni sotto rapa sembrano immondizia vicino al banco del ciclamino rosa.

Fette di zucca arancioni, sole sull’erba verde dell’insalata.

Lame di coltello a grappoli, freddo grigio acciaio.

Bambole di trina, sguardo vuoto, perso, non puoi guardarle negli occhi.

Quattro vigili, prepotenza, arroganza, loro è il potere.

Le scarpe sono simpatiche, di più se sono tante: mediano il contatto con la terra.

Commuovono le pantofole di feltro, marroni, da vecchietto.

Suora candida, piccolina.

Sul palo “Rivoluzione Comunista” declama, delira.

Architettura di carretti, edifici.

Cubi, ruote, muri e finestre si susseguono in prospettive ritmate.

Cielo blu inverno

Tagli di sole bellissimo illuminano povere mercanzie.


Risposte

  1. Che cosa è il momento che precede lo scatto? Quali sono le impressioni, i pensieri, gli stati d’animo che passano nella testa di un fotografo poco prima di scattare?

    Mi chiedo se la fotografia-prima-dello-scatto abbia un linguaggio mentale suo proprio, fatto di pure immagini, essenziali e non interpretate, che parlano per se stesse senza bisogno di una narrazione……

    Questo per lo meno è lo spunto che ho tratto dalla lettura del tuo post,

    A presto!

    Silvia

  2. Ciao!
    Che bello, il mio primo commento! 😀

    Beh, io posso raccontare la mia esperienza, prima dello scatto: il più delle volte è un dettaglio che attira la mia attenzione, una luce, un colore un’ombra che mi chiama. A quel punto il gioco diventa il catturarla nel modo in cui mi ha colpito, e lì diventa difficile, perchè, se è l’istinto che ci fa guardare qualcosa, è la ragione che ci fa premere lo scatto, allora entra in gioco la tecnica e la conoscenza del mezzo che teniamo in mano.
    Io “vedo” la foto che vorrei… il problema è che non sempre si riesce a trasferirla su una immagine! 😉

    Grazie,
    Freeze

  3. Il tuo “sguardo sul Mercato” vivace, ricercato, è riuscito ad evocare immagini assai nitide.
    Hai fotografato senza macchina e pellicola e così, le tue foto profumano, parlottano, emozionano

    Qualcuno mi disse tempo fa …. “i miei occhi obbiettivo, il mio cervello pellicola”…

    Ciao
    Paola

  4. Sono contento che funzioni, grazie!

    “i miei occhi obbiettivo, il mio cervello pellicola”…

    Bellissimo e assolutamente vero, in effetti, rileggendo, mi ritornano in mente tutte le immagini, come se le avessi fotografate realmente.
    Il punto è lì… attenzione e contemporaneamente apertura, l’essere vigili e passivi allo stesso tempo.

    E poi fissare in qualche modo, un taccuino basta.

    Ciao e grazie ancora,
    Freeze


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